Maschere

IL TEATRO KABUKI

Il Kabuki è un genere teatrale sorto in Giappone durante il periodo Edo, fu inventato all’inizio del XVII secolo

da Izumo no Okumi, una giovane ragazza “Miko” che serviva presso un tempio Shintoista.

Il Kabuki è caratterizzato dallo stile espressivo della rappresentazione di vari personaggi, risaltato dalle pose dei vari attori e dal trucco marcato dei loro volti.

Esistono tre tipologie principali di teatro Kabuki:

IL Jidaimono “storico”

che tratta storie di samurai del periodo 1467-1603

IL Sewamono “domestico”

che mette in scena vicende di persone comuni

Lo Shosagoto

Interamente dedicato alla danza

Inizialmente, i temi di questo genere teatrale ispirati a personaggi leggendari e in parte a temi di vita quotidiana; venivano interpretati unicamente da Attrici.

Successivamente le autorità vietarono alle compagnie teatrali femminili di esibirsi, a causa dello stretto legame tra le attrici e le case di piacere; così le rappresentazioni passarono esclusivamente ad attori maschi, in genere provenienti da famiglie di teatranti.

Alla fine del XVII secolo, il Kabuki veniva anche raffigurato ed illustrato attraverso le stampe Ukiyo-e portando a quest’arte ancora più lustro e popolarità.

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IL Tatuaggio Giapponese a Milano

OKAME/OTAFUKU

La maschera Okame/Otafuku ha un valore molto positivo e di buon augurio, Okame infatti significa tartaruga, simbolo di fortuna e lunga vita, sembra inoltre, che Okame derivi dal nome di un monaco donna del periodo Muromachi.

Otafuku: significa letteralmente "tanta buona fortuna". Rappresenta una donna chiamata anche la "Principessa del Mirto", sempre dolce e sorridente che porta fortuna a tutti gli uomini che incontra.

In passato questa maschera indicava la bellezza femminile, ma con il tempo l’opinione giapponese sull’estetica è cambiata, ed oggi questa maschera indica una donna brutta.

Maschera del Teatro Noh, Okame si trova di solito assieme ad Hyottoko.

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HYOTTOKO

Maschera del teatro Noh.

Hyottoko e’ l’uomo con il foulard e spesso viene rappresentato insieme a okame/otafuku,

“maschera Noh donna”.

L’espressione del volto di questa maschera, rappresenta la storia di un uomo con una canna di bamboo che stava cercando di accendere un fuoco, da qui le origini del nome Hyottoko, dalla parola dialettale Hi-Otoko

(Hi = fuoco Otoko = uomo).

La leggenda narra, che Hyoutoku, appariva di notte nelle case della gente dicendo che, se questi avessero messo davanti al focolare una maschera che avesse assomigliato alla sua faccia, avrebbero ricevuto soldi. Probabilmente la maschera di Hyottoko deriva da questa leggenda. La tradizione vuole che mettere la maschera di Hyottoko nella parte superiore del camino porti fortuna e prosperità alla casa.

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OKINA

uomo anziano e venerabile

Maschera del Teatro Noh, uomo anziano, simboleggia la “saggezza”.

Questa maschera ha origine dal rito Shintoista a rappresentare la pace.

E’ la maschera più antica del Teatro Noh, e viene messa sulla faccia dell’attore una volta sul palcoscenico, al contrario delle altre maschere che vengono indossate prima di entrare sul palcoscenico”.

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Ko-Omote

Ko omote è stata una delle prime maschere del repertorio Noh e raffigura il volto di una ragazza.

Ko Omote è la rappresentazione della giovinezza e della bellezza.

Durante il Periodo Heian tra l’ VIII e il XII secolo, un altro canone di bellezza delle donne giapponesi, era quello di depilarsi completamente le sopracciglia e ridisegnarle più in alto rispetto a quelle naturali, per i capelli non si usavano acconciature particolari, ma all'epoca lasciarli sciolti era simbolo di grande sensualità.

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JO e UBA

Nel Takasago, pezzo del teatro Noh, si narra la storia di una coppia di anziani Jo e Uba, in realtà due spiriti di alberi di pino giapponesi, che rappresentano la fedeltà eterna del vero amore.

Infatti i Matsu (alberi di pino) sono il simbolo di lunga vita matrimoniale, fedeltà e unione contro tutte le avversità della vita; questi alberi, erano venerati da Monaci e passanti.

Molto famose sono le due maschere

Jo (uomo anziano) e Uba (donna anziana) raffigurate sotto due grandi pini intrecciati l’uno con l’altro.

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Shibaraku

Shibaraku è una figura del Teatro Kabuki uno dei celebri "Diciotto Grandi Personaggi".

Originariamente in scena dal 1700, questo personaggio samurai, divenne rapidamente molto popolare, nonostante che, nel teatro Kabuki i personaggi e le località cambiarono i loro nomi più volte nei secoli.

La versione più moderna della narrazione, si concentra intorno alla figura del samurai Kamakura Gongoro Kagemasa , che è diventato l'eroe icona del kabuki, riconoscibile anche dal viso truccato a righe rosso e bianco.

Kamakura è famoso per aver continuato a combattere dopo aver perso un occhio in battaglia nella guerra di Gosannen; per questo a lui viene attribuita la rappresentazione del Coraggio e della Perseveranza a non arrendersi mai.

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Shibaraku

Shibaraku è una figura del Teatro Kabuki uno dei celebri "Diciotto Grandi Personaggi".

Originariamente in scena dal 1700, questo personaggio samurai, divenne rapidamente molto popolare, nonostante che, nel teatro Kabuki i personaggi e le località cambiarono i loro nomi più volte nei secoli.

La versione più moderna della narrazione, si concentra intorno alla figura del samurai Kamakura Gongoro Kagemasa , che è diventato l'eroe icona del kabuki, riconoscibile anche dal viso truccato a righe rosso e bianco.

Kamakura è famoso per aver continuato a combattere dopo aver perso un occhio in battaglia nella guerra di Gosannen; per questo a lui viene attribuita la rappresentazione del Coraggio e della Perseveranza a non arrendersi mai.

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