Le Oiran erano delle cortigiane di alto rango, avevano una grande fama e un grande prestigio, esse eccellevano tra le accompagnatrici a pagamento.
Venivano selezionate per la loro raffinata bellezza e per differenti abilità artistiche quali; la danza, la musica e la calligrafia.
Considerate delle vere celebrità, era un lusso per pochi riuscire a combinare un incontro con queste donne così prestigiose, tanto che organizzare un appuntamento era molto impegnativo e costoso.
Solamente personalità di alto rango potevano permettersi un rendez-vous con queste lussuose e sofisticate accompagnatrici che come ultimo atto concedevano il loro corpo e una prestazione sessuale.
A differenza delle Geisha vere e proprie dame di compagnia, di intrattenimento e di scambi culturali con il proprio
“partner-cliente”
con il quale il rapporto non andava mai oltre
la seduzione verbale.
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IL Tatuaggio Giapponese a Milano
GEISHA
Le prime figure presenti nella storia del Giappone che potremmo in qualche modo paragonare alle Geisha sono le Saburuko: cortigiane specializzate nell'intrattenimento delle classi nobili, esse però furono presto sostituite dalle Juuyo,
“donne del piacere” ossia prostitute, che ebbero più successo proprio per le loro prestazioni sessuali
a pagamento.
Per cominciare a parlare di una figura simile all'odierna
"donna d'arte" dobbiamo aspettare fino al 1600, quando alle feste importanti, dove erano chiamate le Juuyo, iniziarono a parteciparvi anche le prime “Geisha”: che, dettaglio non da poco, in principio erano uomini.
Queste figure maschili, paragonabili ai nostri giullari di corte medioevali, avevano la mansione di veri e propri animatori del luogo con il compito di intrattenere con danze, balli e battute di spirito gli ospiti accompagnati dalle Yuujo .
Solamente in seguito, attorno alla metà del secolo successivo, cominciarono a comparire le prime donne Geisha, che vennero da subito preferite agli uomini. Le donne Geisha ebbero fin dall’inizio un tale successo, da soppiantare in pochi anni le rudi figure maschili da questo ruolo, diventando le uniche ed esclusive referenti per questa professione.
Quando nel 1617, durante il periodo Edo, Tokugawa Hidetada rese la prostituzione legale in tutto il Giappone, bordelli e case di piacere si moltiplicarono a dismisura nelle città; in questo periodo storico la professione della Geisha spesso veniva confusa con quella delle Yuujo o delle Orian, prostitute aristocratiche di alto rango sociale.
Fu solo nel XIX secolo, quando ormai le Geisha avevano completamente soppiantato le Juuyo, che nelle città
nacquero dei quartieri, detti Hanamachi (città dei fiori), con le case da tè (Ochaya) e gli Okiya (le case delle Geisha), locali ben distinti dai bordelli, dove le Geisha avrebbero potuto svolgere la loro professione, distinguendola definitivamente da quella della prostituzione delle cortigiane Orian o delle Juuyo di più basso rango.
Tradizionalmente le Geisha cominciavano il loro apprendimento in tenerissima età e molto spesso erano proprio le figlie delle Geisha ad intraprendere il percorso di questa professione.
Le giovani ragazze chiamate Shikomi, nella prima fase di apprendimento dovevano attraversare varie fasi, per diventare prima Maiko e poi Geisha vere e proprie, tutto questo sotto la supervisione della Okaa-san ( “mamma” ), la proprietaria della Casa di Geisha Okiya (Scuola per Geisha) .
Il duro lavoro al quale erano sottoposte le Shikomi era pensato per forgiarne il carattere; alla più piccola della casa spettava il compito di aspettare che tutte le Geisha fossero tornate, alla sera dai loro appuntamenti, talvolta attendendo fino alle prime ore del mattino. Durante questo periodo la Shikomi cominciava a frequentare la scuola per Geisha dell'Hanamachi, dove poteva imparare tutte le abilità per diventare una Geisha:
suonare lo shamisen, lo shakuhachi (un flauto di bambù) o le percussioni, cantare le canzoni tipiche, eseguire la danza tradizionale, l'adeguata maniera di servire il tè e le bevande alcoliche, creare composizioni floreali e la calligrafia, oltre che imparare nozioni di poesia e di letteratura
Una volta superato un esame finale di danza, la Shikomi poteva essere promossa al secondo grado dell'apprendistato: "Minarai ". Le Minarai erano sollevate dai loro incarichi domestici e per la prima volta, aiutate dalle sorelle più anziane, imparavano le complesse tradizioni giapponesi, il metodo di indossare il kimono e l'intrattenimento per i clienti dei Ryotei (ristoranti di lusso).
Dopo un breve periodo di tempo cominciava per l'apprendista il terzo (e più famoso) periodo di apprendimento, chiamato "Maiko".
Una Maiko è un'apprendista Geisha, che impara direttamente dalla sua istruttrice Onee-san (sorella maggiore) seguendola in tutti i suoi impegni.
Il rapporto tra la Onee-san e la Imoto-san (sorella minore)
era molto stretto ed importante poiché in questo ultimo percorso d’insegnamento si imparavano abilità rilevanti, come servire il tè e l'arte della conversazione.
Arrivate a questo punto le Geisha solitamente cambiavano il proprio nome con un "nome d'arte" e la onee-san spesso aiutava la sua Maiko a sceglierne uno.
Il periodo di apprendistato delle Maiko poteva durare fino a cinque anni, dopo i quali veniva promossa al grado di Geisha. Sotto questa veste così prestigiosa la geisha poteva cominciare ad esercitare la propria professione e tramite questa ripagare il debito che fino ad allora aveva contratto con l'Okiya.
Infatti l'addestramento per diventare Geisha era molto oneroso e la Casa “Okiya” sosteneva tutte le spese dell’ Hanamachi per le sue ragazze a patto che queste, una volta lavorando, ritornassero il denaro prestato; cosa questa non sempre corrisposta dalle Geisha in quanto le somme erano molto ingenti e a volte poteva capitare che la Geisha non riuscisse a ripagare totalmente il proprio debito.
Oggi il rituale di formazione ed educazione della Geisha non è molto diverso da quello di cento anni fa, all’epoca attuale però le Geisha non sono più legate economicamente all'Okiya, che per legge non può più far contrarre dei debiti alle sue apprendiste Geisha.
Attualmente la figura delle Geisha sta’ man mano scomparendo, le ragazze iscritte agli Okiya sono in numero sempre minore, questo perché il duro e rigido tirocinio necessario per la carica di Geisha, fa sì che questo ruolo, così importante nel passato, oggi perda di interesse tra le giovani ragazze.
IL Significato dei Tatuaggi Giapponesi
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IL Tatuaggio Giapponese a Milano
TOMOE GOZEN
Samurai Donna
Nel periodo feudale erano numerose le donne dei samurai che, costrette a passare lunghi periodi da sole, iniziarono ad assumersi gran parte della gestione finanziaria ed economica delle loro case e a praticare un allenamento costante nelle arti marziali, in modo da garantire sicurezza e benessere per la propria famiglia. Tomoe Gozen ebbe un ruolo di spicco grazie alle sue straordinarie doti. Viene descritta come una donna molto bella, con la pelle bianca, lunghi capelli neri e tratti affascinanti. Ancora più elogiati erano il suo coraggio e la sua abilità marziale: era un arciere formidabile ed un'abile spadaccina, guerriera di valore, pronta a confrontarsi con chiunque, samurai o demoni. La sua arma per eccellenza era la Naginata, un'affilata lama montata su di un lungo e robusto bastone.
Si diceva che fosse in grado di fronteggiare da sola migliaia di nemici, con indosso una pesante armatura, una gigantesca spada ed un grande arco e siccome i suoi atti di coraggio erano numerosi, era popolarissima presso le truppe militari dell’Imperatore.
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Amaterasu Dea del Sole
Figlia di Izanagi e di Izanami, Dea del sole e progenitrice degli imperatori Giapponesi. Si dice che Amaterasu litigò furiosamente col fratello Susano-o Dio della tempesta e che dalla loro rabbia nacquero altre divinità che furono causa di ulteriori liti.
Non potendone più della insolenza del fratello, Amaterasu si nascose in una grotta portando con se il sole e lasciando così il mondo nell'oscurità. Gli Dei cercarono di rabbonirla, facendogli dono di uno specchio, una collana e di alcune stoffe, ma non ottennero nessun risultato.
Allora gli mandarono la Dea del riso e della danza; la Dea si mise a ballare allegramente davanti alla grotta, così, incuriosita Amaterasu uscì e riportò il sole a splendere sulla terra.
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WAKAHIRUME
Divinità del Sole Nascente e della Tessitura
Wakahirume è la Dea Giapponese del Sole nascente e della Tessitura.
Sorella minore di Amaterasu, Wakahirume era una tessitrice fantastica e per questo molto spesso le sue creazioni: arazzi, paramenti sacri e indumenti vari, erano appositamente create per tutti gli Dei.
Quando per un incidente Wakahirume morì, la sorella Amaterasu che con lei aveva un legame molto forte, per il dolore scappò e si rifugio’ in una caverna.
Nel terzo secolo a Jingū è stato istituito il Santuario Ikuta in onore di Wakahirume, uno dei più antichi santuari del Giappone.
Il nome di Wakahirume, che significa
"donna giovane"
viene tradotto con Dea dell’Alba o del Sole Crescente, oltre alla sua caratteristica di tessitrice degli Dei.
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Ame-no-Uzume
Ame-no-Uzume è una divinità femminile della religione shintoista, nella mitologia nipponica rappresenta lo spirito kami dell'alba.
In uno dei tanti racconti e versioni sul mito di Ame-no-Uzume, si racconta che fu proprio lei a fare uscire la Dea del Sole Amaterasu dalla grotta nella quale si era rifugiata per sfuggire all'ira del Dio della tempesta Susanoo.
Con movimenti sinuosi e l'aiuto di uno specchio, rifletté la luce del sole all’interno della caverna; poi la Dea Ame-no-Uzume iniziò a danzare e con un mastello in mano iniziò a riporre all’ingresso della grotta un indumento alla volta mentre ballava.
Così, Amaterasu uscì dalla grotta anche perché incuriosita, quando sentì gli Dei ridere e divertirsi.
Secondo questa mitologia, quel giorno il mondo riebbe il sole.
La famiglia imperiale giapponese è considerata diretta discendente di Amaterasu e Ame-no-Uzume, che secondo questa leggenda, è la patrona della musica e della danza.
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Benzaiten Dea della Felicità
Benzaiten, Dea buddista della saggezza, dell’eloquenza, che porta l’eliminazione della sofferenza e longevità, il suo nome significa letteralmente “tutto ciò che scorre” quindi come l’acqua che scorre, viene anche detta Dea dell’acqua. Successivamente, in Giappone divenne anche Dea della letteratura, della musica, e colei che tutela i matrimoni.
Essa viene rappresentata con molte braccia, solitamente quattro o otto; il primo braccio dalla parte sinistra afferra una lancia appuntita, con la seconda il Rimbo, con il terzo un arco e con la quarta un’arma; invece il primo braccio di destra tiene una spada, il secondo una mazza, il terzo una chiave ed il quarto delle frecce. Ha una corona sulla testa, ed è adornata con il gioiello Nyoishu, dal quale viene emanata un’aureola di luce che sormonta la testa. Inoltre viene molto spesso rappresentata con in mano uno liuto, in quanto considerata dea della musica della bellezza e dell’amore.
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Tamatori-Hime
Tamatori-Hime era una pescatrice di molluschi, diventata famosa per aver recuperato una preziosa perla che era stata rubata dal Dragone Ryujin.
La storia ebbe inizio quando, alla morte di Fujiwarano Kamatari padre di Fujiwarano Fuhito marito di Tamatori-Hime, l'imperatore cinese della dinastia Tang, che aveva la figlia di F. Kamatari come sposa, inviò tre inestimabili tesori in Giappone, al fine onorarne la memoria.
Uno di questi tesori era la perla, che fu rubata dal dragone Ryujin.
Il figlio di Kamatari, Fuhito, si mise alla ricerca della perla, in questo percorso incontrò Tamatori Hime una pescatrice di molluschi, i due si sposarono e dalla loro unione nacque un figlio.
Tamatori promise di contribuire a recuperare la perla rubata e dopo molti tentativi falliti, ebbe finalmente successo, trovò il drago lo fece addormentare e riuscì a recuperare la perla.
Questa azione però, fece risvegliare tutte le creature del mare che iniziarono ad inseguirla per aggredirla.
Allora Tamatori Hime si taglio' il petto per nascondere all'interno del cuore la perla e il flusso di sangue che rese le acque torbide, l’aiutò a scappare.
Dopo aver consegnato la perla al figlio e al marito, Tamatori-Hime morì per la ferita; così per questo gesto, divenne famosa in tutto il Giappone per il suo atto di coraggio e di sacrificio disinteressato.
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Kannon
La Dea della Misericordia
Madre della misericordia, della compassione e della guarigione, colei che libera dalle sofferenze e che ascolta le preghiere.
Kannon è molto popolare e amatissima, soprattutto dalle donne, infatti, questa Dea conforta il travaglio, i malati, i vecchi e gli sfortunati. La sua popolarità è così cresciuta attraverso i secoli ed ora è anche considerata la protettrice dei marinai, agricoltori e viaggiatori e di chiunque si trovi in difficoltà o abbia bisogno di protezione.
La leggenda narra che Kannon era la figlia di un uomo ricco e crudele che ambiva per lei a un matrimonio di interesse, la dolce Kannon, disobbedendo al padre, un giorno fuggì e trovò rifugio in un tempio, dove fin dall'inizio si fece apprezzare per il suo atteggiamento gentile e caritatevole.
Il padre furioso, incendiò il monastero e la fece uccidere.
In virtù delle buone azioni compiute durante la sua breve vita, a Kannon si sono aperte le porte del Paradiso.
Mentre si accingeva a varcare i cancelli del Cielo, Kannon udì un grido di una persona bisognosa del suo aiuto; così da quel momento, essa decise di non abbandonare il mondo degli uomini fintanto che tutti fossero stati ancora in preda a tormento e dolore.
In seguito a questa promessa, Kannon è stata trasformata in una Dea.
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Le Kokeshi sono un tipo di bambole di legno tradizionali giapponesi. Nonostante facciano parte della storia del Paese del Sol Levante, al giorno d'oggi le Kokeshi sono bambole molto popolari e di moda, per la loro semplicità e per la loro bellezza sono diventate uno dei simboli del Giappone. Ogni bambola ha un proprio nome ricco di significati e ad ogni bambola viene disegnata un’espressione sul viso, pacifica e sorridente per trasmettere, a chi la possiede, calma, relax ed energie positive. Oltre ad essere ornamenti per le case, le Kokeshi, sono ritenute di buon auspicio, di protezione contro la cattiva sorte e considerate un raffinato oggetto da collezione e da regalare a persone molto speciali.
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Miko è il termine per indicare giovani donne, spesso figlie dei sacerdoti, al servizio nei templi shintoisti e incaricate di prendersi cura di uno dei santuari.
In passato le Miko si esibivano in danze cerimoniali, soprattutto nei matrimoni e assistevano i sacerdoti nelle varie funzioni religiose.
Ancora oggi le troviamo in parecchi santuari shintoisti, soprattutto come volontarie, oppure lavoratrici part-time. I loro doveri includono sempre l'assistere alle funzioni del santuario ed esibirsi in danze cerimoniali, inoltre si occupano di offrire Omikuji (un genere di oracolo) e si occupano della vendita di tutti gli oggetti (gadget) associati al santuario stesso.
È anche importante notare che, per quanto le Miko possano ricoprire gli incarichi di un chierico anziano, in assenza di sacerdoti, non usufruiranno mai dello stesso grado di autorità; questo malgrado lo shintoismo comprenda sacerdoti donna.
Le uniche eccezioni a questa norma avvenivano in antichità, quando le profezie rivelate dalle miko erano considerate come ispirate dalla stessa voce dei Kami (le divinità).
Le Miko sono personaggi comuni della letteratura giapponese, a loro viene spesso attribuita la capacità di fare magie, specialmente Ofuda e di varie forme di divinazione; vengono raffigurate anche nei moderni manga e negli anime e si riconoscono facilmente grazie al loro caratteristico kimono.
Il costume tradizionale di una Miko consiste in un hakama rosso, che può essere di gonna o pantaloni e da una tunica bianca con grandi maniche. Per le miko è anche comune portare nastri e fiocchi ai capelli, o altri ornamenti, comunque colorati di rosso o di bianco.
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IL Tatuaggio Giapponese a Milano