Shōgun
Shōgun 将軍? "comandante dell'esercito", era un titolo equivalente al grado di generale, era riservato alla carica più alta delle forze armate del paese "grande generale dell'esercito che sottomette i barbari".
Prima del periodo Kamakura il titolo era utilizzato per riferirsi ai generali che combatterono contro gli Emishi, ed è solo dal 1192 in poi che passò a indicare i capi dell'élite militare che governò il paese per i secoli successivi. Questo titolo venne poi conferito anche ai dittatori militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868.
Originariamente l'Imperatore del Giappone conferiva il titolo di sei-i taishōgun a quelli che erano ritenuti i migliori tra i comandanti delle spedizioni militari; col tempo questa nomina divenne solamente un atto formale.
Successivamente il titolo cadde in disuso e venne usato solo altre due volte prima del periodo Kamakura.
Nel Giappone odierno il termine "shōgun" continua ad essere usato in modo colloquiale: per esempio capita spesso che un ex primo ministro che continua a esercitare una forte influenza, pur non essendo più in carica ufficiale, venga chiamato "shōgun ombra"; oppure tra la gente questa definizione viene associata come onoreficienza a quelle persone che si distinguono per comportamenti e azioni molto valorose.
IL Significato dei Tatuaggi Giapponesi
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IL Tatuaggio Giapponese a Milano
47 RONIN
Dalla notte di gennaio del 1702 in cui la truppa dei samurai di En-ya attaccò il palazzo dello scellerato ministro Kira, per vendicare il trattamento ai danni del loro Signore e la dispersione del loro clan, ordinati dallo Shogun, la storia dei 47 Ronin è divenuta il più alto esempio di lealtà ed eroismo che la storia del Giappone ricordi.
L’irruzione nel palazzo di Kira è però soltanto il penultimo atto di una congiura intrisa di sofferenza e di abnegazione, la cui conclusione tragica e grandiosa è il suicidio rituale, o Seppuku, dei protagonisti.
Prima di arrivare a questo, nel breve volgere di un anno – dal suicidio del Signore Asano Naganori, per ordine dello Shogun su istigazione di Kira, e dallo scioglimento del clan di En-ya : non vi saranno grandi avvenimenti, la storia è di un’attesa – l’attesa della vendetta – e dei suoi dubbi implacabili; davanti al bivio della decisione tra lealtà e tradimento, onore e viltà, giustizia e iniquità.
Indimenticabile giganteggia la figura di Oishi Kuranosuke, il capo dei samurai del clan di En-ya e della congiura contro Kira, l’unico dei 47 Eroi che per ordine dello Shogun fu lasciato in vita al fine di tramandare la memoria del gesto dei suoi compagni e di onorarne degnamene le sepolture.
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Samurai a Cavallo
I Samurai a cavallo, erano abili arcieri e scaltri cavalieri, potevano così sferrare attacchi a distanza per mezzo di arco e frecce ed erano molto forti anche nei duelli corpo a corpo.
I samurai potevano utilizzare una serie di armi diverse, ma in quel periodo, l'arco era considerata la miglior prova delle vere capacità di un guerriero.
A volte capitava che le battaglie si risolvessero con un duello fra il migliore arciere di ciascun esercito.
Gli avversari si lanciavano al galoppo uno contro l'altro e tiravano una singola freccia, che non poteva essere quasi mai letale in quanto venivano indossate armature molto efficaci per proteggersi.
I samurai avevano come ideale, di preferire la morte al disonore, questa nobile e brutale linea di pensiero era comune fra tutti i guerrieri.
Un’ antica leggenda giapponese, racconta che dopo la morte in combattimento di un samurai,
il suo spirito aleggi per sempre sul campo di battaglia;
quale segno di: tenacia, perseveranza, coraggio e onore.
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Ario Maru
e il Polpo Gigante
La leggenda narra che: Ario Maru stava passeggiando sulla spiaggia, perso nei propri pensieri, diretto a Kikai-jima alla ricerca del suo maestro in esilio Shunkan, quando ad un tratto, venne attaccato da una piovra gigante. Senza esitare iniziò la lotta, il polpo era davvero grande, ma l’intelligente e il coraggioso Ario Maru non esitò nel dare battaglia all’enorme Octopus. Da allora, Ario Maru contro la piovra gigante, simboleggia metaforicamente, la forza del “piccolo” contro il “grande”, prevaricatore.
Questa leggenda, viene raffigurata su una stampa di Kuniyoshi del XVIII secolo.
A simboleggiare inoltre, il temperamento e la determinazione dei più disagiati e poveri a non farsi prevaricare ed opprimere dai più potenti, ricchi ed avidi; o anche, dal non farsi sottomettere dalla tirannia dei potenti regimi sui piccoli popoli.IL Significato dei Tatuaggi Giapponesi
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Kyumonryu Shishin
Figlio di un ricco proprietario terriero, dopo la morte del padre, inizia ad interessarsi ai metodi di combattimento militari.
Diventa così un uomo fortissimo e temuto, tanto che entra a far parte dei 108 Suikoden, “banda di briganti ma rivolti al bene” per fare del bene ed aiutare i più deboli.
Dopo essersi aggregato alla banda, ShinShin si farà tatuare 9 dragoni su tutto il corpo.
Kyumonryu Shishin insieme a Rochishin sono tra i guerrieri piu' popolari del Giappone (anche come tatuaggio nell'horimono), impavido e coraggioso, Shinshin è un guerriero, ma rinuncia alla sua posizione sociale per idealismo.
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Kintarò il Bambino d’Oro
Narra una leggenda tradizionale giapponese di un bambino che viveva con sua madre sul monte Ashigara. Il suo nome era Kintaro, e fin dalla nascita era dotato di una forza fuori dal comune. La madre si dice fosse rimasta incinta di questo straordinario fanciullo dopo essere stata colpita da un fulmine scagliato da un Drago rosso , per questo spesso rappresentato con la pelle rossa, che viveva nella stessa montagna. Kintaro indossava un bavaglio di colore rosso che sua madre aveva fatto per lui con ricamato sul petto l'ideogramma "kin" (oro), da cui ragazzo d’oro.
Kintaro amava uscire all'aria aperta per giocare ma, siccome la sua casa era sperduta e non c'erano altri bambini nelle vicinanze, i suoi amici e compagni di giochi, erano gli animali della montagna: conigli, scimmie, cinghiali, volpi e carpe. Un giorno un grande orso, che era molto orgoglioso della sua forza, aveva deciso di sfidare Kintaro, l'orso perse l'incontro e tutti gli animali festeggiarono insieme al bambino la vittoria.
L'incontro che cambiò la sua vita fu con un samurai che, di passaggio nei boschi, rimase colpito dalla forza ercolina del bambino. "Diventa mio allievo" gli propose il samurai "e farò di te un guerriero conosciuto in tutto il Giappone"; e così fu.
Il ragazzo d’oro viene rappresentato con un corpo atletico senza indumenti così da poter mostrare la massiccia muscolatura, spesso con una carpa o in lotta con uno degli animali della foresta. La forza e il coraggio sono i valori a lui associatogli.
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Asahina Yoshihide Saburo
Guerriero giapponese del primo XIII secolo, figlio di Wada Yoshimori e Tomoe Gozen , in Giappone è stato una figura storica di rilievo.
A. Yoshihide viene raccontato anche nella letteratura romanzesca e mitologica e nel kabuki, qui appare come un personaggio leggendario un pò sovrumano che usava la sua forza per delle imprese straordinarie.
Asahina Yoshihide viene infatti associato ad alcune esperienze incredibili; tra le tante, si racconta che: amico del futuro shogun Minamoto no Yoriie, un giorno questi lo sfidò in una gara di nuoto per dare una dimostrazione della propria abilità. Immediatamente, Asahina si tuffò in mare e ben presto riemerse con due coccodrilli e tre squali catturati ed uccisi a mani nude.
Infine, Asahina Yoshihide è famoso non solo per la sua incredibile forza fisica e tenacia, ma si dice anche che abbia aperto il sentiero Asahina da solo in una notte, dando così a questo passaggio estremamente importante in Giappone, il suo nome.
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RYUOTARO
Taro, era un ragazzo pigro ed egoista, che amava mangiare, dormire e lottare con gli animali della foresta; conduceva una vita priva di contenuti e significati.
Un giorno una viandante che passava per la foresta, donò al giovane Taro una pozione magica; che bevendola le donava la forza di cento di uomini!
Tuttavia, poteva usare questo potere solo per aiutare gli altri, così, Taro si mise ad aiutare i contadini del suo villaggio, e tutte le altre creature che abitavano la montagna.
Un giorno Ryuotaro viene a sapere che sua madre è stata trasformata in un drago, come punizione per la sua golosità ed egoismo; egli decide allora di trovare la madre e liberarla dall'incantesimo.
Ryuotaro lo si vede spesso ritratto combattere contro il dragone con in mano uno specchio che riflette la faccia della madre, in realtà questa è la rappresentazione che più che combattere, egli sta placando lo spirito arrabbiato della donna.
Le persone che si tatuano questo soggetto cercano di ottenere il potere di calmare le negatività e le ire pericolose del “dragone”.
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SON GOKU
Son Gokū, personaggio letterario giapponese è
l'Affascinante Re Scimmia.
Mago, Monaco, Re, Saggio e Guerriero dall'aspetto di scimmia, è il malizioso protagonista del romanzo: Il viaggio in occidente, basato su racconti popolari risalenti alla dinastia Tang. Il romanzo racconta le sue avventure e il viaggio insieme al monaco Sanzang , per recuperare i testi sacri del budddhismo conservati in India.
Son GOKU è spesso considerato il più famoso e amato personaggio della letteratura classica, ed ha segnato profondamente la cultura cinese e giapponese, esso è famoso per il suo carattere infantile, irruente e pronto alla lotta, infatti, spesso viene affiancato da un personaggio che lo moderi (generalmente femminile)
Usa come arma un bastone allungabile
Ha sulla testa una coroncina o un diadema
Spesso indossa una veste buddhista gialla, arancione, o rossa, legata però al modo dei monaci combattenti shaolin in modo da non ostacolare i movimenti.
Viaggia con un gruppo di amici con i quali affronta i numerosi nemici che incontra sul suo percorso.
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Kaosho Rochishin
Personaggio controverso, di personalità e dal forte carattere; Kaosho Rochishin è uno dei 108 Suikoden piu' popolari.
All'inizio del romanzo si chiamava Rotatsu ed era un capitano militare, si racconta che successivamente all’omicidio di un macellaio, che avvenne per legittima difesa, dovette fuggire per evitare un linciaggio. Si ritirò in un monastero dove assunse il nome di Kaosho Rochishin, ma l'uomo ebbe delle difficoltà nella vita monastica e fu costretto a lasciare il monastero.
Una volta cacciato, come reazione ebbe un gesto di rabbia e distrusse la statua del guardiano del tempio.
Successivamente si alleerà alla banda dei 108 Suikoden e si tatuerà tutto il corpo.
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Ishikawa Goemon
Ishikawa Goemon è un leggendario guerriero Ninja, oltre che bandito, che rubava ai ricchi, oro e preziosi per darli ai poveri. Oggi, Ishikawa Goemon è una figura simbolo del folclore giapponese.
La leggenda narra, sia stato ucciso, bruciato nell'olio bollente, per aver tentato di uccidere Toyotomi Hideyoshi che era uno spietato despota .
Ishikawa attentò alla vita di Toyotomi per vendicare la morte della moglie e la cattura di suo figlio, Gobei.
Quando entrò nella stanza però, egli provocò un rumore che svegliò le guardie e venne così catturato. Fu condannato a morte con il giovane figlio, che però riuscì a salvarsi, poiché il padre lo tenne sopra il livello dell'olio bollente.
Ishikawa Goemon divenne il simbolo della ribellione dei poveri nei confronti del dispotismo dei ricchi anche attraverso azioni non convenzionali.
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Momotarò
Secondo la versione più nota del racconto, Momotarò venne al mondo dentro una gigantesca pesca caduta da un albero, che venne raccolta mentre andava alla deriva in un fiume da un'anziana donna che non aveva avuto figli e che si era recata al fiume per lavare i panni; la donna e suo marito scoprirono il bambino mentre cercavano di aprire la pesca, per mangiarla, e questi spiegò loro di essere stato inviato dal cielo per essere loro figlio.
Da notare al riguardo che la pesca è considerata in Giappone un simbolo di fertilità.
Il bambino venne chiamato Tarō "figlio grande", un nome molto comune per i primogeniti. Una volta cresciuto, il ragazzo lasciò la famiglia per andare ad affrontare gli Oni, sorta di orchi che vivevano in un’isola a nord ; lungo la strada incontrò un cane, una scimmia e un fagiano, che accettarono di aiutarlo nella sua missione. Insieme ai suoi amici animali, Momotarò penetrò nel forte di Ura, sconfisse il capo degli Oni e sottrasse alle creature il prezioso bottino, grazie al quale la sua famiglia e i suoi nuovi amici poterono vivere per sempre negli agi.
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MONGAKU
Endo Morito, il figlio di un cortigiano minore si invaghì di Kesa Gozen nonostante il fatto che lei era sposata con un guardia di palazzo. Lui insistette fino a quando lei accettò le sue avances a condizione che egli prima uccidesse il marito. Ma tra pensieri e rimorsi così non andò.
Lei si nascose nella stanza del marito non prima di aver tagliato i lunghi capelli. Morito nottetempo entrò nella stanza e pensando fosse il marito, uccise la figura nel buio , scoprendo in seguito che aveva ucciso la donna che amava.
Preso dal rimorso divenne un monaco ,cambiando il suo nome in Mongaku e trascorrendo tre anni sopportando la penitenza più dura: a pregare sotto le cascate Nachi nel gelido inverno, oggetto di molte stampe Ukiyoe.
Fino a quando in punto di morte, venne salvato da Fudo Myo (la divinità buddista del fuoco) e Kannon, la Dea della Compassione.
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Kuniyoshi Rorihakucho Chojun
E' il proprietario di una pescheria ed è fratello di Senkaiji Cho-o con il quale entra a far parte della banda dei Suikoden, briganti ma, con una loro etica e il senso dell’onore.
Tuttavia, il primo incontro che Kuniyoshi ebbe con la banda, non fu dei più amichevoli; infatti dopo un diverbio con un membro dei Suikoden, i due entrarono in colluttazione e si sfidarono in un duello.
Kuniyoshi vinse il duello e addirittura nei mesi successivi entrò insieme al fratello, a far parte della banda.
Kuniyoshi è famoso per il suo temperamento deciso, ma anche per il suo animo nobile verso gli indifesi. Famoso per la sua abilità di nuotare, si narra che salvò molte vite dalle acque marine. Come quasi tutti i membri dei Suikoden, viene raffigurato col corpo tatuato, in particolare con serpenti e fiori.
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MARU
Maru è un giovane guerriero, chiamato Hyonosuke. La leggenda dice essere un ragazzo molto esuberante, forte fisicamente e di carattere, tanto che neanche i parenti e i monaci del tempio sapevano domarlo.
Per le sue caratteristiche venne presto conosciuto e soprannominato
Koo Maru, ragazzo leopardo.
Grazie alla sua incredibile e assoluta forza riesce a domare e addomesticare una enorme tigre, che dal quel momento lo seguirà e starà al suo fianco nel girovagare per tutto il Giappone.
Così, nei dipinti e nelle rappresentazioni teatrali, Maru verrà sempre raffigurato insieme alla tigre, a rapprentare: la forza e la possenza sia fisica che di spirito e con la tigre al suo fianco, la protezione.
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BYOTAICHU SETSUEI
Si narra, che Setsuei era un ambulante che vendeva medicinali; inoltre, molto abile nelle arti marziali, specialmente con il bastone e la lancia.
Un giorno, incontrò Sòko il capo della banda dei Suikoden, il quale donò a Setsuei dei soldi per comperarsi del cibo; questo gesto però era vietato dalla legge del villaggio in cui si trovava, ma non vi abitava; il gesto di Sòko venne considerato fuorilegge ed oltraggioso nei confronti del Capo del Villaggio,
Shosharan Bokushun, che furioso per l’episodio lo sfidò in un combattimento.
S. Bokushun era molto forte e mise subito in difficoltà, Sòko.
Così, anche per gratitudine, Setsuei non esitò a dare un aiuto e prendere le difese del suo benefattore, si intromise nel combattimento e mise al tappeto Bokushun.
I due diventarono molto amici e Setsuei decise di seguire Soko nel suo lungo viaggio, entrando a fare parte anche Lui nella Banda dei Suikoden.
Setsuei , viene raffigurato, come tutti i membri della Banda dei Suikoden, con il corpo completamente tatuato; in particolare con un dragone tra le onde.
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Shuki
Kanchikotsusitsu
Shuki è un guerriero e un membro dei “briganti” Suikoden, con un grande senso dell’onore e dell’amicizia.
Possiede un chiosco di ristoro, dove passano e sostano viandanti e vari personaggi, per rigenerarsi e sfamarsi.
Così ammiccando in maniera scaltra le diverse persone che incontra, Shuki riesce a trarre dai suoi clienti informazioni importanti per poi passarle ai membri della Banda dei Suikoden, che di conseguenza organizzeranno agguati per derubare i mercanti ricchi. Shuki scocca sempre una freccia dal suo arco, come segnale per l’agguato.
Come tutti i membri Suikoden, anche Shuki ha un tatuaggio, il suo raffigura un Nekomata, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese.
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TOYOTOMI HIDEYOSHI
“MUSASHI”
Toyotomi Hideyoshi è stato un eroe e un condottiero militare giapponese. Conosciuto per la sua incrollabile tenacia era un famoso samurai del periodo Sengoku e fondatore del Clan Toyotomi.
Nell'opera della grande riunificazione del Giappone, è considerato uno dei tre "grandi riunificatori".
Conosciuto anche per l'invasione della Corea è durante il periodo del suo regno che iniziò diverse rivoluzioni e modifiche culturali, importanti furono le molte leggi restrittive che portarono rigide divisioni sociali. Il periodo del suo governo durò dal 1582 fino alla sua morte nel 1598 o fino a che Tokugawa Ieyasu non assunse il potere dopo la Battaglia di Sekigahara nel 1600.
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Unryu-Kuro
Unryu-Kuro era un giovane ragazzo,
spesso veniva sbeffeggiato dai coetanei per i suoi modi pacati perchè valutati come un segno di debolezza .
Un giorno Unryu-Kuro si trovò a dover affrontare una banda di giovani del villaggio, molto prepotenti ed arroganti, venne provocato ed insultato, dopo di che venne sfidato in un duello di forza.
Unryu-Kuro, veniva deriso e dato ormai per spacciato in una prova di forza contro il più grosso, forte e temuto del gruppo, ma la sua calma, spiazzante, vista come una debolezza; era invece il suo punto di forza.
Quello che ignoravano i giovani arroganti che accerchiavano Unryu-Kuro, era proprio l’enorme forza mentale e di spirito del ragazzo .
Ad un certo punto Unryu-Kuro pensò, dovrei avere la forza di un drago per affrontare e vincere questa sfida, così da questo suo pensiero scaturì un’energia mentale grandiosa ed unica che immediatamente portò a richiamare al suo fianco un enorme drago.
I giovani “Bulli” alla sola visione del drago che affiancava
Unryu-Kuro, tra stupore e terrore si diedero alla fuga a gambe levate.
Così da quel giorno Unryu-Kuro trovò in se
la consapevolezza delle proprie capacità che attraverso la forza mentale e del pensiero e una serie di movimenti di braccia, scaturiva un’energia attrattiva per i draghi, un vero richiamo per portarli al suo fianco.
Unryu-Kuro entrò a pieno titolo nella leggenda mitologica del Giappone, descritto come Stregone e Samurai in grado di evocare e controllare i draghi.
Unryu-Kuro spesso è stato rappresentato anche nel teatro kabuki.
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Miyamoto Musashi
Miyamoto Musashi, /1645 è stato un militare e scrittore giapponese, ufficialmente riconosciuto come il più grande spadaccino giapponese della sua epoca.
Nato nel villaggio Miyamoto nel 1584, fu istruito all'uso delle armi dal padre Munisai, che era uno spadaccino riconosciuto dallo shogun, mentre al suo sviluppo spirituale contribuì il Monaco Zen Takuan Soho e a soli 13 anni, Musashi, ebbe il suo primo duello mortale.
A 16 anni si batté nella Battaglia di Sekigahara (1600), la sua fazione fu sconfitta, sopravvissuto al massacro, Musashi cominciò a vagabondare per il Giappone alla ricerca di avventure e di affermazione personale
Vagò fino ai 29 anni, battendosi per sessanta volte e ottenendo sempre la vittoria, anche quando si trovò a combattere contro più avversari contemporaneamente o contro maestri di arti marziali o importanti ed abili samurai.
Il duello più celebre fu quello combattuto contro Kojirō Sasaki, detto Ganryu, nel 1612, sull'isola di Funa-jima. Il duello ebbe così tanta rinomanza che ora quest'isola porta il nome di Ganryu-jima.
Alcune voci dicono che Kojiro fosse sordo e che Musashi approfittò di questo per colpirlo mortalmente con un bokken, la spada in legno ricavata dal remo della barca che l'aveva portato sull’isola, quindi molto più lungo del consueto si ritiene vero che Musashi non abbia mai perso un incontro, nonostante contrapponesse spesso un bokken alla katana; considerando che il codice dei samurai prevede il suicidio in seguito ad una sconfitta in un duello; qualora se ne esca indenni.
A 50 anni Musashi si ritirò per dedicarsi allo studio, alla letteratura e all’arte. Si dedicò alla pittura, nell’arte della calligrafia e alla forgiatura delle tsuba, i tipici “anelli” delle spade situati tra manico e lama; che spesso risultavano vere e proprie opere d'arte, tanto che diede il proprio nome a un modello divenuto poi tradizionale. La leggenda vuole che al suo funerale un fortissimo tuono scosse tutti i presenti alla cerimonia e il commento dei più fu "è lo spirito di Musashi che lascia il corpo".
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HIKESHI i Pompieri
Nell’antico Giappone medievale i pompieri erano considerati e portati in trionfo come dei veri eroi.
Nella città di Edo, poi rinominata Tokyo nel 1868, già nei primi anni del settecento si contavano più di un milione di abitanti, nelle città di quel tempo le case erano altamente bruciabili, dato che costruite principalmente con legno e carta; così era sufficiente che soffiasse del forte vento d’aria secca, perché si diffondesse un incendio.
Nell'epoca di Edo c'erano molti incendi, il più famoso, grande e devastante fu:
Meireki no Taika, (Il Grande Incendio di Meireki)
scoppiato il 2 marzo del 1657 bruciando un’area estesa
di 2.570 ettari e causando più di 68 mila vittime.
Meireki è il nome del periodo storico
tra il 1655 e 1657.
Proprio l'anno precedente all'incendio il governo aveva fondato ufficialmente la sezione dei pompieri e quasi tutti erano ex samurai. Mentre da prima i cittadini avevano già organizzato delle loro sezioni di pompieri volontari, che però anche se il numero di questi cresceva costantemente, bastavano a coprire solo alcune parti della città.
Nel 1738 solamente a Tokyo
si contavano 10.642 pompieri cittadini.
I pompieri volontari erano di solito gli operai che costruivano gli edifici, questi erano i più abili perchè abituati per professione a stare senza problemi in cima a lunghe ed alte scale o sui tetti delle case. Per dimostrare le abilità e il coraggio c’era tra di loro molta competizione.
In ogni zona delle città vi era una torre di controllo per gli incendi, che si chiamava Hinomiyagura,
questa era sempre presidiata da un guardiano, che una volta avvistato un incendio doveva dare l’allarme per mezzo di una campana che secondo la gravità della situazione, poteva emettere suoni distinti per indicare e avvisare i cittadini delle diverse circostanze.
Ogni gruppo di pompieri portava con se uno stendardo
Il MATOI, quando si recavano verso un incendio, una volta trovato l’edificio o l’area in fiamme, i pompieri come prima cosa impiantavano il Matoi in modo che si potesse ben vedere, come fosse una bandiera, a segnalare e per distinguere il proprio gruppo dagli altri. Il Matoi era il simbolo e lo stemma che distingueva ogni gruppo di pompieri.
I gruppi dei pompieri dell’epoca erano formati da uomini di diverse classi sociali, il più delle volte di ceto medio-basso; tra questi vi erano anche molti ex briganti Suikoden che in alcuni casi si “arruolavano” per tentare un riscatto sociale e ritrovare onore e rispetto.
I pompieri venivano acclamati e lodati per il loro altruismo e il loro coraggio, erano di esempio per il rispetto dei valori di quel tempo; considerati ed onorati dalla comunità quasi come dei Samurai, anche se non avrebbero mai potuto esserlo.
I Pompieri erano famosi anche per gli horimono, i tatuaggi che ricoprivano gran parte del loro corpo, anche questo se vogliamo era un simbolo di coraggio e di grande determinazione; oltre che a far divulgare in forma positiva, l’Horimono il tatuaggio decorativo, in tutto il Giappone.
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SHòKI
Zhong Kui, pronunciato Shōki, è una divinità nella mitologia cinese e giapponese, considerato come il miglior combattente di Fantasmi e Malvagi Oni; in grado di Dominare fino a 80.000 demoni.
La sua immagine è spesso dipinta sui cancelli e ingressi di dimore o di luoghi dove sono custoditi beni di valore, in rappresentanza di spirito guardiano e di Re dei Fantasmi conferito a cacciare, catturare e a mantenere la disciplina e l'ordine tra tutti gli Spiriti Maligni e i Demoni.
Secondo la leggenda, Shòki era un Letterato di Valore e visse in Cina all'inizio del VII secolo, durante la dinastia Tang . Un secolo dopo, accadde che l'imperatore Ming Huang sognò Shòki che lo avrebbe liberato da un Demone che tormentava con frequenza i suoi sonni notturni. Nel sogno, Shòki compariva al sovrano informandolo della sua devozione a combattere tutti i demoni malvagi in segno di gratitudine e protezione nei confronti del precedente sovrano. Successivamente a questa comparizione di Shòki in sogno, ci fu un'incredibile coincidenza; l'imperatore Ming Huang ricevette in dono dal pittore Wu Daozi, un dipinto in cui si raffigurava Shòki in lotta contro un Oni e la raffigurazione di questa scena era sorprendentemente identica a come l'Imperatore l'aveva vista in sogno. L'immagine fu poi stampata in migliaia di copie contribuendo alla divulgazione del mito di Shòki.
In Giappone, Shòki fu conosciuto durante l'era Kamakura , proprio grazie al dipinto. E fu così che la leggenda di Shòki divenne il tema favorito dai pittori della scuola Kanò. Dal 1696 Shòki venne spesso rappresentato anche nel teatro kabuki .
Ancora oggi è molto popolare, soprattutto nell'area di Tokyo. Abitualmente Shòki lo si vede raffigurato con una spada e con lunga barba mossa dal vento.
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Suikoden: I Briganti
dallo straordinario romanzo di Ming Kuniyoshi,
il profondo legame con il tatuaggio giapponese.
Ogni brigante ha un soprannome
per distinguersi dagli altri.
Molti, se non tutti i briganti sono tatuati.
Zhu Tong “Bella Barba”:
Porta sempre con se un manganello di ferro per difendersi o e/o attaccare i prori nemici.
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